ALBA
ADRIATICA
| Alba Dorata sulle indagini relative alla Regione Abruzzo. «Tante inchieste,
sicuramente troppe, “iniziano”, o forse sarebbe meglio dire “sono
pubblicizzate” in momenti sospetti. Troppe inchieste, sicuramente in numero
eccessivo, terminano dopo troppi anni in “bolle di sapone”. Realtà oggettiva,
già denunciata dal sottoscritto, è che contro talune persone tutto è ammesso,
contro altri non è ammesso neanche il dovuto. Permesso è stato dato alla messa in onda di un dipinto raffigurante
una “Italia” con in mano un vassoio su cui era appoggiata la testa tagliata, ed
ancora sanguinante, del Presidente Silvio Berlusconi. Sicuramente non sarebbe
mai stato dato il permesso di pubblicare un dipinto simile con la testa di un
criminale, magari pure extracomunitario» ha dichiarato Stefano Flajani segretario
Abruzzo di Alba Dorata.
«Inchieste contro coloro che sono stati accusati
da tale Karima El Magroub (al secolo Ruby Rubacuori) di aver avuto rapporti
sessuali con Lei quando minorenne (suoi parenti e calciatori), al contrario si
è proceduto contro coloro che Lei ha sempre dichiarato estranei a rapporti
sessuali; inchieste contro i “sequestri” dei bambini da parte delle “Istituzioni”,
con l'appello disperato anche della compianta Margherita Hack; o l'imbarazzante
percentuale delle amministrazioni di sostegno che avvengono in Trieste, mai
nessuno ha aperto indagini per queste realtà, o perlomeno non sono state così
pubblicizzate. Oggi viviamo con la reclamizzazione di talune inchieste
giudiziarie, e con il coprirne tante altre. Perché non si parla più delle
indagini nei confronti di Matteo Renzi? Sono
state di già tutte archiviate, o salteranno fuori secondo le necessità?
Nonostante che il codice di procedura penale preveda una durata massima di due
anni per la fase delle indagini preliminari, in Italia abbiamo casi di indagini
di 10 anni, come per Vannoni della Stamina (indagato da oltre quattro
anni), con la chicca che “In Italia processi sempre piu' lunghi scoraggiano i
cittadini e minano il rapporto di fiducia con la giustizia. Otto anni e tre
mesi la durata media di un processo penale, il doppio rispetto al 2010 e con
punte di oltre 15 anni nel 17% dei casi. Ancora peggio in ambito civile dove,
ad esempio, il 20% dei procedimenti si protrae dai 16 ai 20 anni. E' quanto
emerge dal IV Rapporto Pit Giustizia presentato al Senato della Repubblica da
Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva”1. Con questa situazione non vi è più
garanzia per gli indagati, neanche per quelli innocenti che vedono,
inesorabilmente, rovinata la loro immagine personale, professionale, e, sempre
troppo spesso, politica» ha commentato il gruppo Alba Dorata.
«Dispiace constatare che a chiunque proponga una
riforma dell'ordinamento Giudiziario, gli venga contestato di tutto e di più da
taluni, salvo, questi ultimi, non lamentarsi della chiusura delle Sezioni
Distaccate dei Tribunali, o non prendere posizione in merito alla realtà che il
sistema giudiziario Italiano è al 156° posto su 181 Stati presi in considerazione.
L'Italia viene dopo Stati noti per la
loro efficienza civile e democratica come Angola, Gabon, Guinea, São Tome e
prima di Gibuti, Liberia, Sri Lanka, Trinidad. In occasione della cerimonia
dell'apertura dell'anno giudiziario 2009, alla presenza del Capo dello Stato,
Giorgio Napolitano, il Primo Presidente della Corte di Cassazione così si
esprimeva: “La crisi della giustizia ha conseguenze che vanno ben al di là dei
costi e degli sprechi di un servizio inefficiente e si estendono alla fiducia
dei cittadini, alla credibilità delle istituzioni democratiche, allo sviluppo e
alla competitività del Paese”. Questa è la realtà giuridica in Italia. Per questo, io come molti altri, non
crediamo più a nessuna indagine, iniziata o reclamizzata in prossimità di
elezioni politiche, elezioni del governo o di alte cariche dello Stato. Il mio
pensiero va a quelle persone innocenti, trascinate nei vicoli bui di una mala
giustizia per anni, salvo poi essere riconosciute innocenti dopo venti anni con
buona pace di chi osteggia, sempre e comunque, una seria e decorosa riforma del
sistema giustizia» ha concluso Flajani.
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